Imperatore romano. Appena succeduto al padre Marco Aurelio
nel 180, ripristinando il principio dinastico della successione, concluse
frettolosamente la pace con i Marcomanni e i Quadi, contro i quali aveva
intensamente combattuto lo stesso Marco Aurelio. Esercitò dispoticamente
il potere in Roma, infierendo contro l'aristocrazia senatoria, rompendo
così un equilibrio politico che aveva avuto tanto successo nell'era degli
Antonini. Anche in campo religioso forzò la tradizione, assumendo nome e
attributi di divinità; si identificò con Ercole, si disse figlio
di Giove. Circondato da cortigiani corrotti, sventò congiure con
esecuzioni sommarie di cui furono vittime anche familiari e stretti
collaboratori. In un'ennesima congiura, tramata dalla concubina Marcia, fu egli
stesso ucciso da un gladiatore. Gli fu inflitta la
damnatio memoriae. Con
il suo regno l'Impero romano entrò in una grave crisi politica militare e
finanziaria. Nei numerosi ritratti, databili dal confronto con le varie monete
che lo effigiano, appare prima giovanetto, poi con barba sempre più
folta, anche per la sua assimilazione a Ercole. Il più interessante
artisticamente è quello in cui è raffigurato con l'aspetto di
Ercole, nel museo dei Conservatori a Roma (Lanuvio, Roma 161 - Roma
192).